The Hateful Eight

Tempo di lettura:

2 minuti

L’ottavo film di Quentin Tarantino1 è The Hateful Eight è un film bellissimo. I motivi per sostenerlo sono tanti. È uscito nel 2015 e ho avuto la fortuna di vederlo presso lo Studio 5 di Cinecittà nel formato Ultra Panavision 70, che come molti sanno, è un formato ormai desueto ma che conferisce alla pellicola una profondità d’immagine e un dettaglio incredibili.

Questa pellicola, per come è stata girata e per quello che vuole rappresentare dell’America di allora e di oggi, riporta indietro lo spettatore ai mitici anni 50 e 60, quando andare al cinema aveva un significato diverso dal consumo direi spasmodico che oggi facciamo del “guardare” un film.

È un film teatrale per come il regista si soffermi sui dialoghi e sulle capacità espressive degli attori, tra i quali spiccano i grandiosi Samuel L. Jackson2 e Kurt Russell3. È un film spettacolare: il lento soffermarsi sulle scene in esterno e la maniacale ricerca del particolare non solo fuori ma anche all’interno dell’emporio in cui si dipana la maggior parte del racconto, giustificano ampiamente la scelta del 70mm.

È un film musicale per come il monumentale Ennio Morricone4 sia riuscito nell’intento di legare l’intera pellicola trasportando lo spettatore e rendendolo partecipe come se avesse gli occhi chiusi. È un film politico, come peraltro lo sono tutti i film di Tarantino. L’autore insiste sulle similitudini tra l’America della metà del 1800 e quella di oggi, sul fatto che poco sia cambiato da allora e la differenza si manifesta soltanto sulla crescita tecnologica ma non su quella umana. L’odio verso i neri o per meglio dire verso i “diversi” c’era ieri, ma c’è anche oggi e i risultati si vedono sulle strade, non solo americane peraltro, ma di tutto il mondo.

È un film fotografico, guardandolo si comprende come il regista abbia saputo “cogliere l’attimo” in maniera continuativa, dove il contrasto la fa da padrone e facendo sì che lo spettatore possa, attraverso le immagini, percepire brividi di freddo, annusare gli odori, vivere sensazioni forti e violente.

Chi vorrà vederlo ed avrà la costanza di restare in poltrona per oltre 182 minuti, si renderà conto che mentre guarderà una scena, vivrà l’attesa di cosa sta per accadere e questo ci fa prescindere dal genere di film che amiamo vedere e premia lo spettatore illuminato. Non ha importanza cosa si stia guardando, ma lo è lo stile, la capacità del regista di trasmettere quelle emozioni che ci aspetta di sentire, cosa l’autore è riuscito ad esprimere rispetto a ciò che si proponeva. E qui Quentin Tarantino si vede in tutto nel suo splendore. In fondo vedere un suo film è come scegliere il marchio di un prodotto da cui ci si aspetta soltanto qualità, e qui con The Hateful Eight, credo si possa dire che abbia ottenuto il suo capolavoro. The Hateful Eight è un film bellissimo.

  1. Quentin Jerome Tarantino (Knoxville, 27 marzo 1963) è un regista, sceneggiatore, attore, produttore cinematografico e scrittore statunitense. ↩︎
  2. Samuel Leroy Jackson (Washington, 21 dicembre 1948) è un attore e produttore cinematografico statunitense. ↩︎
  3. Kurt Vogel Russell (Springfield, 17 marzo 1951) è un attore statunitense. ↩︎
  4. Ennio Morricone (Roma, 10 novembre 1928 – Roma, 6 luglio 2020) è stato un compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore italiano. ↩︎
Se ti piace questo articolo, condividilo!

Lascia un commento

Queste foto posso essere scaricate solo su autorizzazione del proprietario.