Richard Avedon

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Nacque a New York nel 1923 e sin da piccolo ha sentito l’amore per la moda e l’arte trasmesso dalla madre proprietaria di una sartoria. Aveva 12 anni quando iniziò a immortalare la sorella più piccola che si prestava ben volentieri a fargli da modella. A soli 21 anni rivoluzionò il concetto di foto di moda, collocando le modelle, solitamente irrigidite e statiche nelle pose, per strada o in locali notturni.

La sua prima vera musa fu Audrey Hepburn. Rimase incantato dalla capacità che aveva di essere non solo brava, ma spontanea di fronte ad una macchina fotografica. Posava senza sforzo e rendeva ogni scatto unico.

Nel decennio 60/70 firmò per la rivista Vogue America gran parte delle copertine e realizzò le campagne pubblicitarie per Gianni Versace, Calvin Klein e Revlon non trascurando altre riviste specializzate, come Life. Nel 1995 e 1997 realizzò le edizioni del prestigioso calendario Pirelli.

La sua celebrità si deve molto ai suoi infiniti ritratti in bianco e nero da cui ha sempre catturato la personalità e l’anima del suo soggetto. Tra i suoi volti famosi, oltre a Audrey Hepburn, possiamo annoverare Buster Keaton, Marian Anderson, Marilyn Monroe, Sophia Loren, i Beatles, Marella Agnelli, Ezra Pound, Isak Dinesen, Dwight D. Eisenhower e Andy Warhol.

Ma tutto questo non ha escluso il suo impegno nel sociale, già dagli anni Sessanta, ha documentato movimenti pacifisti, dissidi sociali, la vita negli ospedali psichiatrici. Nel 1974 espone al MOMA di New York una serie di foto sulla lenta morte del padre a testimonianza del declino di un uomo forte. Lo propone nel progetto The American West in cui dissacra il mito del west americano, concentrandosi su disoccupati, minatori, braccianti, impiegati e disoccupati (lo rifarà anche nel progetto dedicato ai malati di mente del Louisiana State Hospital e con un focus sulle vittime del napalm in Vietnam). Fa convivere la politica, con la moda, lo stile con la musica e con la protesta sociale. Le opere di Richard Avedon oggi arricchiscono le collezioni del Museum of Modern Art e Metropolitan Museum of Art di New York, del Centre Georges Pompidou di Parigi e di molti altri musei ed esposizioni in tutto il mondo.

È il suo stile minimalista che lo distingue, ponendo la persona di fronte a uno sfondo bianco puro. Elimina l’uso di luci soffuse e oggetti di scena e si concentra sui mondi interiori dei suoi soggetti, eccelle per empatia e capacità nell’immortalare perfettamente la personalità di qualsiasi artista il suo obiettivo catturi. Anche nell’uso della nudità egli lo vedeva come un modo per eliminare il superfluo dai suoi soggetti e rivelare la loro vulnerabilità e umanità. In sintesi, lo stile fotografico di Avedon era caratterizzato da semplicità e schiettezza ma anche audacia. Un particolare richiamo va fatto sulle fotografie scattate a Marilyn Monroe.

Sono diventate immagini iconiche dell’attrice che la catturano in una serie di stati d’animo ed emozioni. In alcune appare vulnerabile e contemplativa, mentre in altre è giocosa e leziosa. Una delle immagini più famose della serie è un ritratto ravvicinato della Monroe, in cui sembra guardare direttamente negli occhi dell’osservatore con un misto di tristezza e desiderio. Di quella foto Avedon disse: “la tristezza di una donna che era un sex symbol e a cui non era mai stato permesso di essere sé stessa”.

Ha continuato a lavorare fino alla sua morte, avvenuta nel 2004.

Mi pare che questo suo pensiero la dica lunga su questo grandissimo fotografo (clicca qui)
Marylin Monroe “la tristezza di una donna che era un sex symbol e a cui non era mai stato permesso di essere sé stessa

Audrey Hepburn

Campagna pubblicitaria di Versace

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