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Giovanni Gastel è uno dei miei fotografi preferiti. Lo ritengo un gigante, un maestro della fotografia.
Nasce a Milano da Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone. La sua carriera di fotografo inizia in un seminterrato a Milano verso la fine degli anni settanta, dove il giovanissimo Gastel trascorre i suoi anni di apprendistato scattando foto ed imparando le tecniche base di un mestiere che l’avrebbe poi portato al successo. Scelse di diventare fotografo già negli anni 70 specializzandosi particolarmente nello Still Life.
Nel 1981 incontrò Carla Ghiglieri, sua futura agente, che lo indirizzò al mondo della moda. Ha collaborato con Annabella, Vogue e ha diretto le campagne pubblicitarie di Versace, Missoni, Tod’s, Trussardi, Krizia, Ferragamo Dior, Nina Ricci, Guerlain e molte altre grandi firme della moda.
Negli ultimi anni, Gastel si dedicò al ritratto e nei suoi lavori sperimenta una particolare tecnica basata sugli Archi di Luce. Questa metodologia gli permetteva di “disegnare” la pupilla rendendola viva e di avere il volto illuminato in maniera omogenea. Egli diceva che gli occhi sono la porta di accesso all’anima del personaggio. Ciò afferma il suo stile.
Ecco perché quando si parla di eleganza in fotografia, non si può non pensare a Giovanni Gastel e rappresenta uno dei massimi autori quando si parla di Ritratto. C’è chi ha detto che il suo punto di vista fosse divino.
Egli diceva che con la fotografia analogica tutto veniva deciso prima e lo scatto che facevi era quello finale, diversamente con quella digitale, lo scatto diventa la base e la postproduzione (la sua molto sofisticata) che tanti utilizzano per fare fotoritocco, è invece un’enorme macchina creativa che ti aiuta a cambiare il significato della fotografia enormemente, e quindi, è parte integrante della fotografia stessa. Con la fotografia digitale la fotografia “nasce” al contrario di chi pensa che per sua causa la fotografia sia morta.
Le sue parole sono illuminanti (clicca qui):
“Non basta conoscere la tecnica, ciò che serve è trovare il proprio stile che in fondo è dentro ognuno di noi. Nella Fotografia quello che ti piace diventa sempre più difficile da trovare; all’inizio quando sai poco qualunque scatto fai ti piace, dopo invece più sai, più vedi, più pensi e quindi fai autocritica, lo scatto che cerchi appare lontano. Per fare una buona fotografia è necessario percepire l’anima di chi stai fotografando, diversamente, se negli occhi della persona che stai riprendendo non c’è niente, attraverso il suo corpo vedi solo il fondale che c’è dietro. Nella fotografia cerco me stesso, cerco lo scatto definitivo perché sono alla ricerca dell’assoluto”.
Purtroppo questo grande maestro ci ha lasciati nel 2021 a causa del Covid.









